mercoledì 15 aprile 2015

Tale of Tales - Il Racconto dei Racconti - Rapide considerazioni su cos'è uno Storyboard per il Cinema




Finalmente è uscito il trailer di Tale of Tales, l'ultimo film di Matteo Garrone.
Su Mymovies potete vederlo a una miglior risoluzione.

Io ho lavorato al film per tre mesi realizzandone lo storyboard, quindi sono emozionatissimo, come tutti quelli che vi hanno partecipato. E domani sapremo se il film partecipa a Cannes.

Il film è l'adattamento di alcune fiabe scritte da Gianbattista Basile, personaggio incredibile, vissuto fra il 1500 e il 1600. Dopo la sua morte venne pubblicato Lo cunto de li cunti, che di fatto è la prima raccolta di fiabe (50 in tutto) pensate e scritte per intrattenere le corti. Cenerentola e La bella addormentata nel bosco fanno parte di tale raccolta.

Per fugare alcuni dubbi e rispondere ad alcune domande di amici e colleghi, scrivo qui una serie di veloci considerazioni: prontuario per capire di cosa parliamo quando parliamo di storyboard.

-La parola storyboard è soggetta oggi a moltissime interpretazioni: si usa nel marketing come nell'illustrazione per l'infanzia. Nel mondo del cinema assume la sua accezione originaria sviluppandosi poi con l'evoluzione stessa del processo di produzione.
Per prima cosa possiamo dire che lo storyboard cinematografico, contrariamente a quanto si pensa, NON è il "layout" del film.

-Difficilissimo spiegare cos'è uno storyboard in poche parole: per fortuna esistono alcuni testi sacri e chi è curioso, può approfondire. L'importante è tenere a mente che lo storyboard è uno strumento di previsualizzazione ed è uno strumento tecnico: non deve avere velleità artistiche. Nello storyboard, un disegno appena abbozzato e che chiarisce le intenzioni del regista è più utile, più efficace di una miniatura fiamminga perfettamente realizzata, ma che non interpreta quelle intenzioni.

Alcune delle bellissime location reali del film.

-Lo storyboard serve innanzitutto al regista, ma ha molte altre funzioni, perché di fatto diventa una specie di diario in base al quale la produzione e ogni reparto possono dialogare.

-Lo storyboard non è l'interpretazione della sceneggiatura da parte di un disegnatore.
E' il frutto del dialogo fra il regista e un disegnatore veloce, con un forte senso dell'inquadratura, che conosce le tecniche di ripresa e in generale le tecniche cinematografiche, insieme a tutti i problemi, i vincoli e i requisiti di produzione delle scene a cui si sta lavorando. Quindi lo storyboard artist non lavora mai (o non dovrebbe) per conto suo.
Per Tale of Tales, io ho lavorato insieme a Matteo Garrone, Peter Suschitzky (direttore della fotografia di tutti i film di Cronenberg e di altre pellicole, come L'Impero Colpisce Ancora) e l'aiuto-regia.

-La decisione finale su ogni inquadratura spetta al regista.

Frame con indicazioni di movimento del personaggio e della macchina da presa.

-Lo storyboard NON è la previsualizzazione di come una scena possa essere raccontata al meglio.

-Lo storyboard è la previsualizzazione di come una scena possa essere raccontata al meglio, considerati tutti i problemi, i vincoli e i requisiti di produzione di cui sopra.

-Lo storyboard è frutto di un inarrestabile processo di ricerca e non è mai un vincolo. Un'intera scena o una pagina o un singolo frame scartati valgono tanto quanto le pagine, le scene e i frames che vengono mantenuti, perché tutti servono in egual misura a perseguire questa ricerca. Ogni schizzo è uno step di questo processo.

-Quindi, a meno che una scena non richieda un massiccio intervento in CGI e la produzione di quella scena non sia strettamente legata a una ferrea "progettazione", la corrispondenza effettiva fra il girato di quella scena e lo storyboard non determina l'efficacia dello storyboard.

Detto ciò, ogni storyboard è un'esperienza a sé, legata alle infinite possibilità di sviluppo che la produzione di un film può intraprendere. Per Tale of Tales ho avuto modo di ragionare a lungo su alcune scene, realizzando dei disegni di supporto.

Frame riconoscibile all'inizio del trailer...

Mentre per altre scene ho dovuto correre come un matto, perché magari servivano urgentemente per una riunione o per il sopralluogo di una location... c'è una scena in particolare, di 147 frames, che ho dovuto realizzare in 24h. Tenete presente che mediamente uno storyboard artist produce non più di 40-50 frames al giorno.

Una delle 147 veloci inquadrature

A ridosso dell'uscita del film potrò mostrare di più.

Matteo Garrone è un grande autore, un regista da macchina a mano, che ci racconta i suoi personaggi facendoci scoprire il mondo insieme a loro. Per questo film la necessità di storyboard era dettata da una serie di fattori: l'ambizione del progetto, il genere, gli interventi in CGI, la collaborazione con Suschitzky, il fatto che per la prima volta il regista non avrebbe fatto anche da operatore...

Il cinema italiano agonizza da più di un decennio tra le commedie e qualche thriller mal riuscito. Il fantasma di Fantaghirò tormenta segretamente tutti quelli che hanno lavorato a questo film. Ma la verità è che finalmente qualcuno ha avuto le palle di perseguire un progetto alto.
Quindi, comunque vada, non posso che tifare per Garrone e per il Cinema Italiano.

martedì 3 marzo 2015

LOGO(S)



Logo (abbreviazione di logotipo; plurale loghi): è la scritta, che solitamente rappresenta un prodotto, un servizio, un'azienda, un'organizzazione, una band musicale o altro ancora. Tipicamente è costituito da un simbolo o da una versione o rappresentazione grafica di un nome o di un acronimo che prevede l'uso di un lettering ben preciso.


Un logo professionale è ormai diventato una necessità: infatti permette di riconoscere l'azienda a cui il logo si riferisce con effetto quasi immediato. Compito del logo è quello di ispirare fiducia e superiorità rispetto a un altro marchio. Al giorno d'oggi si tende ad accompagnare il logo con uno slogan, chiamato payoff, che aiuti a rafforzare l'identità del marchio
(http.it.wikipedia.org)



Logos (in greco: λόγος) deriva dal greco λέγειν (léghein) che significa scegliere, raccontare, enumerare. I termini latini corrispondenti (ratio, oratio) si rifanno con il loro significato di calcolo, discorso al senso originario della parola. Successivamente la parola logos ha assunto nella lingua greca molteplici significati: «stima, studio (come suffisso), apprezzamento, relazione, legame, proporzione, misura, ragion d'essere, causa, spiegazione, frase, enunciato, definizione, argomento, ragionamento, ragione, disegno».
(http.it.wikipedia.org)


martedì 24 febbraio 2015

Non sono Daverio ma sono un illustratore "romano de Roma".


Sono cresciuto andando a caccia dell'imprendibile anamorfosi di S. Trinità dei Monti, quelle di Sant'Ignazio, la finta prospettiva del Borromini a Palazzo Spada, le differenti leghe delle ferite del Pugilatore in Riposo, conservato al Museo Nazionale Romano, le chicche, le curiosità, le particolarità.
E non per questo, ma in cerca di questo mi sono sempre chiesto quanti romani conoscono veramente Roma... escludendo certo er Cuppolone, il Colosseo e Piazza Navona. Quanti romani camminano per strada guardando in alto? E' una domanda che varrebbe la pena di fare ad ogni abitante della propria città.

Milena Canonero ha vinto il suo quarto Oscar e qualche giorno fa ci siamo recati a Palazzo Braschi, per visitare la mostra I Vestiti dei Sogni. Se lavori come l'illustratore è un atto dovuto.


Io ricordo Palazzo Braschi soprattutto per questa foto del 1934. Pochi romani sanno che il palazzo è sede del Museo di Roma e ancora meno sanno cosa c'è nel Museo di Roma.


Superata la biglietteria, ci viene detto che la mostra dei vestiti è al primo piano. Nessuno ha spiegato all'addetto che quei vestiti si chiamano costumi e pazienza, d'altronde lì c'è scritto "i vestiti dei sogni"... Saliamo una scalinata maestosa, di bianco e di marmo, statue, altorilievi, grifoni e un valzer viennese: la musica ci accoglie all'ingresso della mostra.

L'allestimento è sobrio ma elegante, i testi molto curati e i costumi... beh, i costumi...



Foto rubate in rete - Copyright degli aventi diritto

I costumisti italiani hanno fatto scuola in tutto il mondo e dietro a ogni costume, ogni film, ogni maestro c'è una scuola di pensiero e un mondo di aneddoti. Un esempio frivolo: fra i costumi de Il Gattopardo (indovinate quale foto), il bustino del vestito centrale misura 53 cm, ovvero 15 in meno rispetto alle misure della Cardinale, la quale dopo averlo ripetutamente indossato durante le riprese, portò le piaghe per un mese. E questo perché... ma non divaghiamo.

Dopo qualche sala, arriva per me un momento d'emozione quando incappo in alcuni costumi che Massimo Cantini Parrini ha realizzato per The Tale of Tales, film di Garrone in fase di postproduzione.
L'emozione si spiega facilmente: è già raro che uno storyboard artist lavori per qualche mese ad un film italiano (generalmente ti coinvolgono per poche scene) e quando capita, senti di aver contribuito tanto, come avviene probabilmente di solito al resto del cast tecnico. Ma questo film in particolare rappresenta una sfida per il nostro Cinema, perché l'ultimo fantasy di cui abbiamo memoria è Fantaghirò.
Silenzio e gelo lungo la schiena.

L'importanza dell'opera di Basile, da cui nasce con ambizione il progetto e il lavoro dei quattro sceneggiatori e l'enorme passione (in senso biblico) di Garrone e l'esperienza di un gigante fra i direttori della fotografia e la caratura degli attori coinvolti e le musiche di Desplat (anche lui fresco vincitore di Oscar) e l'entusiasmo del reparto di effetti speciali, ma anche di chiunque altro abbia partecipato alla lavorazione: sono i presupposti che ci fanno fortemente sperare che questa "creatura" sia un bimbo bellissimo.
Di quanto prodotto finora ho visto poco, ma ho visto bene.

Costumi indossati da Vincent Cassel e Salma Hayek

Il nostro viaggio attraverso i costumi prosegue per più di un'ora e il Museo di Roma non è semplicemente una cornice, ma un luogo di rara bellezza (contenitore e contenuto). Se sei romano, una meta immancabile. Se sei romano ed è la prima domenica del mese, una meta immancabile con ingresso gratuito.
La storia del museo, che non nasce nell'attuale sede, è affascinante.
Le opere esposte testimoniano le trasformazioni della città e dei suoi costumi dal XVII secolo in poi.
Intraprendi un nostos alla Roma fatta di cattedrali nel deserto...

La Basilica di San Giovanni in Laterano, di Ippolito Caffi (1857). Intorno il nulla o poco più, in lontananza i Castelli Romani.
Altra veduta a me cara, una specie di ZOOM IN rispetto al quadro precedente, perché mostra Monte Cavo e i Castelli che, rispetto ad oggi, appaiono praticamente disabitati. Ippolito Caffi (1843).
Roma in lontananza, raccontata attraverso La Festa degli Artisti a Tor de' Schiavi, di Ippolito Caffi (1844). Osservando l'originale si riconoscono San Giovanni, P.zza del Popolo, San Pietro e qualche palazzo. Tutto il resto è campagna.

Dipinto dopo dipinto, ti ritrovi a immaginare la vita della plebe contrapposta ai festeggiamenti ricchissimi e sfarzosi per qualsiasi evento di minima importanza e intuisci che quell'immagine di "Roma ladrona, Roma infame" fondamentalmente appartiene al patrimonio genetico della città. La Grande Bellezza è lo spettro o più semplicemente la carcassa della grandezza che fu.

Altare Patrio a P.zza SanPietro per la Festa della Federazione. Felice Giani (1798). Il dipinto fu eseguito per commemorare la più importante cerimonia avvenuta a Roma dopo l'occupazione francese e la proclamazione della Repubblica giacobina il 10 febbraio 1798: la Festa della Federazione che fu celebrata il 20 marzo successivo. L’autore, Felice Giani, descrive la complessa coreografia di cortei militari che, percorrendo Roma, occupavano i luoghi simbolici della città pontificia.
La Giostra dei Caroselli nel Cortile di Palazzo Barberini in onore di Cristina di Svezia. F. Gagliardi e F. Lauri (1656-1659).
La Giostra si svolse in onore della regina Cristina di Svezia, nella notte del 28 febbraio 1656, nel cortile della Cavallerizza di palazzo Barberini. Il grandioso allestimento, costato settemila scudi, comportò persino la demolizione di alcune case attigue, per far posto ai palchi ed alle tribune dove sedevano i rappresentanti della corte pontificia, secondo una gerarchia sociale riprodotta con precisione. Lo spettacolo consisteva in un’allegoria mitologica molto complessa, interpretata da personaggi abbigliati con variopinti costumi, che sfilavano su carri trionfali e cavalli con ricche bardature. Il dipinto fu eseguito a quattro mani: Filippo Gagliardi è autore delle architetture e delle scenografie, mentre Filippo Lauri, ritrasse le figure del carosello con una sorprendente esattezza fisionomica ed espressiva.
La Giostra del Saracino a P.zza Navona nel Carnevale del 1634. F. Gagliardi e A. Sacchi (1656-1659).
Il dipinto illustra l'evento tenutosi a piazza Navona il 25 febbraio 1634 durante il Carnevale e organizzato dal cardinale Antonio Barberini, in occasione dell’arrivo a Roma del principe Alessandro Carlo di Polonia. Nonostante l’improvvisa partenza dell’illustre ospite, l’evento si tenne ugualmente fornendo il pretesto per fare rivivere la tradizione cavalleresca e allo stesso tempo celebrare i fasti dell’aristocrazia romana.

Arrivi a farti un'idea un po' più precisa di quanto queste famiglie potentissime romane (d'origine o impiantate) vivessero nel lusso, quando incappi nel povero "Bambino Rospigliosi", il cui caso è curioso a dir poco...
Tra il 1667 e il 1670 il Cav. Niccolò Banchieri (il cognome la dice lunga) e donna Caterina Rospigliosi decisero di far ritrarre loro figlio Pietro in almeno 11 differenti costumi, 3 dei quali da dama. Immaginate questo bambino in posa per giorni, settimane, ogni volta con un costume differente...

Su wikipedia trovate maggiori informazioni
Pietro in tre versioni...
Gli autori delle opere: Jacob Ferdinand Voet, Pierre Ronche, Carlo Maratta e da un anonimo romano.

Come avrà passato il resto della sua vita Pietro Banchieri, ricordato dai posteri come il trasformista Bambino Rospigliosi?

Il viaggio fiabesco attraverso le meraviglie del Museo di Roma s'interrompe alle 19:00, orario di chiusura. Fra i tanti pittori ammirati, Ippolito Caffi mi resta nel cuore: modesto nella tecnica, non un virtuoso, ma schietto e forte della sua semplicità espressiva. Capace di dipingere un capolavoro come questo...

Interno del Colosseo con fuochi di bengala. 1845 ca.

Purtroppo è difficile reperire immagini delle opere di Caffi a una buona risoluzione. Ma curiosamente ho trovato sul sito del Museo un interessante tariffario per il licensing di questa specifica immagine. L'Arte non paga, la cultura affonda, i musei in Italia vengono declassati, non hanno fondi per il personale e chiudono le sale. A fronte delle tantissime iniziative che potrebbero portare soldi al nostro paese, potenzialmente capace di campare di rendita grazie ai beni culturali, mi chiedo quanto sia sensato far pagare i diritti di sfruttamento per la fotografia di un'opera che molto probabilmente è stata donata. Non trovo risposta alla domanda, perché è prassi di qualsiasi altro museo del mondo.

Licensing un po' confuso e con molte lacune.



domenica 18 gennaio 2015

50 Storie di Musica e Rivoluzione Sessuale



Il mio amico, coetaneo, quasi compaesano Paolo Bassotti, tuttologo di musica e musicologo un po' per tutto, è l'autore di Sexy Rock. 50 storie di musica e rivoluzione sessuale. Trovate il libro un po' ovunque. Io e alcuni altri amici-colleghi abbiamo deciso di illustrare un capitolo a testa e chissà, forse ne uscirà fuori una mostra... Per amore adolescenziale, una serie di ragioni che non sto qui a spiegare e per semplice syn pàthos (basti pensare che sono nato il 17 Maggio e che da qualche anno il 17 Maggio è giornata mondiale contro l'omofobia, sperando arrivi quel 17 Maggio in cui l'omofobia sia solo un ricordo), io ho scelto il capitolo dedicato a Freddy Mercury.


martedì 18 novembre 2014

WORD SIGN SHOT all'AI di MILANO - 6/7 Dicembre

Come fa De Palma attraverso un espediente tecnico a trasformarsi in Bulgakov?

Cosa bisogna assolutamente evitare quando si disegna uno shootingboard?

Qual è il nesso fra Michael Mann e Giotto?

Quand'è accaduto che in Italia la TV pubblica si è trasformata in Cinema?

Perché il segnale sottostante non è fucsia?

Cosa c'è di perfetto in questa overture?

Quando usare un'ottica lunga o una corta?

Qual è il legame fra questo celebre finale e l'ipnosi?

Cosa c'entra Indiana Jones col fuori campo proibito?

Queste e molte altre strambe domande troveranno risposta nei due giorni di WORD SIGN SHOT, seminario sulla Previsualizzazione ospitato da AI a Milano, il 6 e 7 Dicembre.
Parleremo di semantica delle inquadrature, il loro significato classico e il loro uso sperimentale, come nasce la scena di un film e come nasce uno spot, quali sono gli strumenti attraverso cui visualizzare, sviluppare e ottimizzare il racconto a partire dallo script, l'enorme differenza fra teoria e pratica, nel disegno e dietro la macchina da presa, attraverso una lunga carrellata di testimonianze, aneddoti, atti d'eroismo e fallimenti nell'affollato panorama delle case di produzione italiane.

Qui e sul sito dell'AI tutte le informazioni per iscriversi (entro mercoledì 3 Dicembre).
Segue programma dell'incontro.

L’incontro prevede molti argomenti: per ognuno verranno visionate e analizzate scene di film e spot, belli o brutti, rari o più probabilmente molto popolari, prendendo in considerazione il linguaggio classico, il linguaggio tipico e gli usi sperimentali.
La Previsualizzazione
-Dalla parola all’immagine
-Storia ed evoluzione del visualizzare, dai pittogrammi ai droodles, passando per la Gestalt
-Visualizzare la sceneggiatura
-Il “miglior modo” e lo scassinare
-I mestieri della Previsualizzazione
Lo Storyboard
-Cha cosa è
-Le origini
-La tecnica dello storyboard: il disegno e la pratica
-Chi lo usa
-Chi non lo usa
-Quando si usa
La Pubblicità
-Lo storyboard
-Lo shootingboard
-La tecnica
L’Animazione
-Lo storyboard
-La tecnica
L’Inquadratura / Lo Spazio
-Definizioni e formati
-Dentro, fuori e dall’altra parte
-Tipologie e tagli
-Significati e significanti
-Movimenti di macchina e tecniche di ripresa
Il Tempo
-Tempo filmico e tempo narrativo
-Animatic e Previz
Il Tema e il Personaggio
-Le presentazioni
-La tecnica al servizio della narrativa
La Narrazione
-Cinema metaforico e cinema metonimico
L’Immagine
-Lettura
-Composizione, fuochi e direttrici, pesi ed equilibri.
-Il colore in rapporto alla percezione
-La visione e le qualità terziarie
Il Lavoro
-L’Italia fuori e dentro
-Le case di produzione
-Le gare e i percorsi di produzione
-Aneddoti, curiosità e contraddizioni
Word Sign Shot al NID di Perugia.

mercoledì 5 novembre 2014

The Walking Dog


Questo disegno veloce è per un'asta: avrei voluto fare di più.
A turno tutti passiamo attraverso un pensiero. Ci chiediamo se non sia il caso di fondare un'associazione che sia in grado di sostenere o aiutare o anche solo fare qualcosa per le famiglie dei colleghi che non ci sono più.



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