lunedì 24 giugno 2013

Cha Cha Cha - Lo storyboard e il regista che ha accompagnato i miei anni di crescita


Donne, trattenete le sottane: Argentero tutto ignudo in una scena del film!!!

Uomini, altra scena del film: darete un nuovo significato al gioco "sora tua".

Architetti masochisti, questo è il film che fa per voi.

Fra i vari film a cui ho lavorato l'anno scorso, aspettavo questo con una certa eccitazione.
La regia è del grande Marco Risi: Mery per sempre, Il branco, Fortapàsc e molti altri celebri titoli, fra cui uno, che ho nel cuore in particolare... Il muro di gomma.

Marco Risi è una persona elegante, come dice Luca Argentero, "è un intellettuale e la sua è un'eleganza di pensiero, oltre che di modi".
Io mi sono trovato difronte a questo signore "elegante" con un certo sentimento di riverenza, devo ammetterlo: avevo lavorato tante volte con registi famosi, ma l'emozione con Risi forse nasceva dall'idea che questo regista, durante i miei anni di formazione, m'aveva raccontato alcuni fatti importanti prima di chiunque altro. O semplicemente mi aveva accompagnato attraverso quelle tappe che trasformano un bambino in ragazzino e poi in giovanotto: Vado a vivere da solo è dell'82 e avevo cinque anni; ne avevo dodici quando vidi Mery per sempre ed è l'età in cui ti avvicini ai generici problemi sociali; era il '91 l'anno de Il muro di gomma... io entravo nel liceo e quindi nella prima fase "impegnata", sensibile ai fatti di politica e cronaca italiana.
Non ho particolari aneddoti da raccontare, se non il fatto che Risi a un certo punto m'ha chiesto se fossi  romano, perché dall'accento non lo avrebbe detto.
Lo storyboard è stato disegnato in produzione e, come spesso accade, lì è rimasto: non ho conservato copie. Ma la scena descritta dal regista proprio all'inizio di questo backstage è una di quelle a cui abbiamo lavorato.
Il backstage è di Daniele Santonicola.


Finora le recensioni sono buone e mi piace riportare le parole di Marco Giusti: "Risi, i suoi sceneggiatori, il suo direttore della fotografia, ci raccontano qualcosa di non così diverso da quello che ci racconta Paolo Sorrentino, alla fine, ma lo fanno attraverso il cinema di genere. Come si faceva un tempo."
È la filosofia che preferisco, quella di Sergio Leone e delle lezioni americane di Italo Calvino.
Voglio quindi sperare che il film vada bene, ma ci sono tante nuvole all'orizzonte: la distribuzione in un momento pessimo e la non trascurabile incapacità italiana a saper fare film "di genere"... non ci avviciniamo neanche ai francesi.
Confido in Marco Risi e appena possibile vado al cinema. Buona visione.

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