venerdì 25 gennaio 2013

Elementi di Matematica per giovani illustratori - Scuola di Fumetto #86



Qualche tempo fa Laura Scarpa mi ha contattato per chiedermi di scrivere una lezione sull'argomento.
Il titolo che gli ho dato è proprio questo: Elementi di Matematica per giovani illustratori. Partendo da una formazione scientifica ho cercato di descrivere con sufficiente rigore il paradigma entro il quale possiamo analizzare o costruire un'illustrazione.
Il risultato è una lunga disquisizione (preferisco chiamarla così) con tantissime immagini rubate da grandi maestri e ottimi colleghi: Cambellotti, Cornell, Picasso, Giacomelli, Erlbruch, Rockwell, Kubrick, Pintér, Mazzucchelli, Villa e chi più ne ha...
Purtroppo per espressa richiesta c'è anche qualche mia immagine.
Credo che abbiano diviso il risultato finale in due parti, spalmate quindi su due numeri. Qui potete leggere un piccolo estratto, come anticipazione della seconda parte.


[Se però la narrazione metonimica attinge al nostro bagaglio sociale, quella metaforica fa leva sul bagaglio culturale del singolo. Una implica un trasferimento di significante e l’altra un trasferimento di significato.
Per fare qualche esempio, parto dalla narrativa.

Copertina della prima edizione originale, 1900

“Il meraviglioso mago di Oz”, che tutti conosciamo come il più importante romanzo della letteratura per bambini americana, in realtà è una grandissima metafora, perché esprime il pensiero di Frank Baum, autore e soprattutto ricco petroliere, riguardo alla massiccia deflazione che fece crollare i prezzi nell’economia americana alla fine dell’800. In quel momento molti contadini dell’ovest erano indebitati con le banche dell’est e il valore reale dei debiti, a causa della deflazione, aumentò. Alcuni politici populisti ipotizzarono l’assunzione dell’argento come moneta da affiancare all’oro, rompendo il regime di Gold Standard, per aumentare l’offerta di moneta complessiva, generare l’inflazione e riportare i prezzi a livelli normali.
Ogni personaggio e ambientazione del romanzo possono essere associati ai protagonisti e ai luoghi di questa vicenda politico-economica. Non è un caso che alla fine Dorothy ritrovi la via di casa non seguendo la strada gialla (il Gold Standard), ma grazie alle sue scarpette d’argento (secondo l’edizione originale).
Passiamo al cinema: la morte negata di Jack Nicholson in “Professione reporter” o la clava scagliata nel cielo in “2001, Odissea nello spazio” sono altri due esempi di narrazione metaforica, e più in generale lo è tutto il cinema di Antonioni e Kubrick.
Non solo sul piano della scrittura, ma anche nella regia.

2001, A Space Odyssey, Stanley Kubrick, 1968

Afferriamo il senso di quest’inquadratura se conosciamo il Rinascimento (immaginate le varie visioni de La Città ideale) e lo inseriamo nell’epica kubrickiana, che soprattutto in questo film è fatta di scetticismo e demitizzazione della Ragione umana.
Procedendo dall’inquadratura all’illustrazione, ecco qualche esempio.

The Role of Art Critics, Emiliano Ponzi, 2012
Il bravissimo Emiliano Ponzi sulla critica d’arte contemporanea riesce a esprimere perfettamente una diffusa perplessità, che potremmo riassumere con il principio essenziale della Conoscenza di Anassagora: il simile conosce il simile. O più volgarmente potremmo interpretare in questo senso: il critico s’interessa a ciò che gli appartiene. Meglio ancora: il critico si interessa a ciò che torna alle proprie tasche… visto che si tratta di pantaloni.
Fra interpretazione di un’immagine metaforica e analisi del sogno c’è una certa analogia: la chiave di lettura può apparire complessa, ma il messaggio è sempre essenziale.


Copertina di 6 Messaggi per Ellery Queen, Ferenc Pintér, 1981
Ferenc Pintér, protagonista indiscusso sul mio scaffale “illustratori”, sembra voler tracciare con una mappa di graffi una verità assoluta: le parole (forse di un segreto) possono uccidere più delle pallottole.

Copertina di Batman The 10 Cent Adventure, Dave Johnson, 2002
David Johnson riprende un’immagine iconica, apparsa per la prima volta come cover del numero 9 di Batman (1942) ad opera di Jack Burnley, e poi reinterpretata, omaggiata nel corso dei decenni da un’infinità di autori: Norm Breyfogle, Jim Lee, David Mazzucchelli, Alex Ross…

Copertina di Batman #9, Jack Burnley, 1942 
Copertina di Batman with Robin #465, Norm Breyfogle    
Copertina di All Star Batman & Robin #9, Jim Lee
Tratta da Batman: Year One #4 (Batman #407), David Mazzucchelli
Omaggio di Alex Ross alla copertina di Burnley
Johnson capovolge il meccanismo. Non è Batman a dover temere che si faccia luce sulla sua maschera, ma Bruce Wayne, perché è lui ad indossare una maschera e quella luce, così come un’ombra descrive la forma di un oggetto, può svelare la vera natura del vizioso e stravagante miliardario da rotocalco: quella di un cavaliere oscuro. Il tema/conflitto della maschera e del personaggio è presente nel fumetto e nella visione di Tim Burton (Batman returns), così come nei tre film di Nolan.]
Aggiungo ora che non a caso la posa di Bruce è più vicina a quella del puer Robin, che del senex...

Spero che quest'assaggio abbia reso l'idea: buona lettura su Scuola di Fumetto #86, in edicola... a momenti.

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