Il primo degli ultimi versi di The Waste Land.
Ho raccolto tutte le energie per convincermi del fatto che potrò andare avanti nonostante quel padre che non c’è più o quell’arto fantasma che disegnava tutto il resto… nonostante quell’assenza.
Le parole della sposa hanno guidato e guidano i miei giorni.
“In cerca del mio amore,
andrò per questi monti e queste rive,
non coglierò mai fiore,
non coglierò mai fiore,
non temerò le fiere,
supererò i forti e le frontiere.”
Ma se vogliamo, visto la nostra natura, possiamo anche sostituire l'incoraggiamento di San Giovanni della Croce con quello di Alfred.
Dieci anni sono un’eternità. Forse ce ne vorranno altri dieci per chiudere un
percorso che è appena iniziato… e mi piace pensare che compiere il primo passo
era la parte più difficile.
In verità la parte più difficile è stata raggiungere la redazione senza farmela
addosso in metropolitana. E mi raccomando: se scendete a Buonarroti, non
entrate mai nel primo bar di Via Tiziano, sperando di trovarvi un normalissimo
gabinetto, perché quello che succederà è questo.
In redazione ho rivisto facce amiche e mi sarebbe piaciuto vederne di più:
penso a Glauco e Graziano; ho dato un volto ad alcune voci; bevuto un caffè
preparato dal venerabile Buon Vecchio Zio Alfredo con le sue santissime mani;
vestito i panni di Dante per seguire un simpaticissimo Virgilio-Burattini;
scherzato con Masiero; parlato pochissimo e sempre nel peggior modo possibile
col grande capo.
Ma possiamo dirlo: dopo dieci anni sono ufficialmente un esordiente solista su
Martin Mystère.