martedì 21 gennaio 2014

Elementi di Matematica per aspiranti illustratori (parte 3 di 3)


La copertina nel fumetto popolare


Alla luce di quanto detto, diventa immediatamente comprensibile perché la copertina di un albo Bonelli non deve avere un registro metaforico, deve prediligere la componente narrativa rispetto a quella evocativa e deve rispettare un altro paio di regole…
Premessa: l’obiettivo del grande editore è quello di raggiungere il maggior numero di persone, quindi mantenere i vecchi lettori, conquistarne di nuovi e puntare sul lettore occasionale.
Partendo da questo presupposto, bisogna necessariamente contemplare la possibilità che quel “lettore occasionale” non abbia mai aperto un fumetto in tutta la sua vita.
Facciamo l’esempio di un viaggiatore che in stazione per la prima volta acquista un albo di Tex, perché quel giorno ha deciso di trascorrere il viaggio in treno facendo qualcosa di nuovo.

Copertina di Tex #617 - Claudio Villa, 2012

Nel nostro paese l’educazione all’immagine è drammaticamente allineata all’istruzione scolastica e negli ultimi quattro anni l’utilizzo dell’illustrazione nella comunicazione di massa ha fatto un bel passo indietro. In soldoni l’italiano medio è poco e male abituato.
Allora in base a quali requisiti l’attenzione di quel viaggiatore dovrebbe essere catturata dalla copertina di un albo?
Prendiamo come esempio-tipo Tex per due ragioni: è la serie più popolare e venduta in Italia; strategicamente la casa editrice e magistralmente il copertinista offrono al lettore tutto ciò che è necessario per rispondere alla domanda appena fatta.
La copertina innanzitutto è riconoscibile: come l’immagine coordinata di un’azienda. L’autore e di conseguenza lo stile sono sempre gli stessi, al contrario di quanto avviene nelle serie supereroistiche americane. L’iconografia e il carattere del protagonista sono immutabili: Tex è il ranger coraggioso col cappello, i jeans, il foulard nero e la camicia gialla… e quel giallo è lo stesso giallo al tramonto, così come di notte.
Ma c’è di più: Claudio Villa produce un’illustrazione estremamente realistica e dettagliata (al realistico e ai dettagli il nostro viaggiatore è abituato, perché bombardato quotidianamente da immagini fotografiche), ma mantiene nella recitazione e nell’inchiostrazione quella fondamentale componente fumettistica che alcuni giovani ricalcatori smarriscono.
Partendo da una scena presente all’interno dell’albo, costruisce un’illustrazione densa di tensione narrativa, però fa di tutto per evitare uno sforzo interpretativo di ciò che sta accadendo. Ogni elemento è distribuito nello spazio con la massima efficienza.
E non v’è fumettista migliore di Villa per portare alto lo stendardo di quest’idea: disegno nobile per il popolo.

Copertina di Tex #484 - Claudio Villa, 2001

Osserviamo la copertina di Tex #484: il cattivo in primo piano è perfettamente leggibile, perché stacca su un nero pieno. Tex in secondo piano è perfettamente leggibile perché stacca su un’assenza di segni, costituita dalla nebbia. Il bosco, dietro Tex, è perfette leggibile e interpretabile come bosco perché emerge laddove la nebbia s’interrompe e le cime degli alberi sono ben visibili: staccano sul cielo e non vanno ad impallarsi con la tettoia in primo piano. Superando a destra Tex e la tettoia, gli alberi più vicini possono sfondare verso l’alto. Sotto gli alberi, così come sopra la spalla del cattivo, c’è spazio per inserire qualche elemento di scenografia: rocce, oppure un travetto di legno. Nella parte bassa dell’illustrazione, dove non abbiamo alcun dettaglio narrativo, è possibile inserire la quinta lignea che aggiunge profondità all’immagine e sulla stessa quinta, a destra, l’accetta ad occupare il vuoto rimasto in quel “settore” dell’illustrazione. La gerarchia prospettica che crea spazialità in un’immagine è presente, ma compositivamente quella sovrapposizione accidentale di elementi, che siamo abituati a riscontrare nella realtà, è qui pilotata dalla matita sapiente di Claudio Villa.

Impianto della copertina di Tex #617

Tutto arriva immediatamente agli occhi del viaggiatore. Tutto si incastra come in un puzzle. Nei vuoti che restano s’incornicia ciò che ancora va raccontato. E sugli stessi principi finora espressi si fanno altre scelte: come quella di tenere il protagonista sempre ben visibile nell’inquadratura, o di evitare punti di vista e “ottiche” che deformino troppo la realtà: niente grandangoli e niente lenti lunghe.

Copertina di Punisher Max #12 - Dave Johnson, 2010

Difficilmente la prima casa editrice italiana di fumetto popolare approverebbe una copertina come quella di Johnson (c’è stata qualche eccezione), e in questo non esprimo alcun giudizio, ma posso dire che mentre Punisher vende 25 mila copie al mese, Tex supera quota 200 mila. Ognuno tragga le proprie conclusioni.


E allora perché?
(Questa è una di quelle parti che ho odiato scrivere, ma - ripeto - me lo ha chiesto Laura Scarpa: date la colpa a lei.)

Perché, per realizzare le copertine di John Doe, mi sono spesso allontanato dal percorso sicuro che qui ho descritto?
Innanzitutto John Doe è un Bonellide e non un Bonelli: c’è differenza. Reputo altrettanto validi i principi che mi hanno spinto a mantenere una linea più autoriale e coerente con le scelte degli sceneggiatori: visto che la copertina - come dice Enzo Marino - è un biglietto da visita, io ho cercato di allinearmi alle loro intenzioni. Ma soprattutto devo riconoscere che mi è stato concesso un lusso: quello di poter sperimentare entro i limiti del target a cui eravamo rivolti.
La quarta stagione di John Doe è quella in cui gli autori stessi hanno osato di più, all’insegna del metafumetto, attraversando i generi e portando il protagonista-personaggio alla liberazione dal fumetto e dai lettori.
Per raccontare con quale atteggiamento ho affrontato queste copertine, mi soffermerò solo su due di esse.

Copertina di John Doe #2 - Il corpo e lo spirito

Quella di John Doe #2 è stata il mio effettivo battesimo del fuoco, perché per il primo numero dovetti riadattare un’immagine promozionale prodotta qualche mese prima. 
Mi feci raccontare la trama da Lorenzo Bartoli: John deve riacquistare fedeli nel mondo e accetta la sfida di provare a convertire Laura Pollard, leader di un’associazione di atei. Laura è costretta su una sedia a rotelle e una serie di tragici eventi, nella sua vita, l’hanno portata a non credere. A un certo punto della storia i due s’innamorano e John si trova di fronte a un bivio: compiere un miracolo, facendo di nuovo camminare Laura e dovendo, di conseguenza, scegliere se usare lo stesso trattamento al resto del mondo, oppure rinunciare alla sfida e rispettare un ordine costituito (anche dal libero arbitrio)? 
Lavorai dunque su un parallelo. 
Da una parte la scelta che ha John di capovolgere il destino di Laura e del mondo intero. 
Dall’altra la possibilità di capovolgere praticamente la copertina e scoprire che in quello specchio d’acqua è raccontato qualcosa di diverso dalla classica storia d’amore… Quel doppio livello di lettura mi serviva a chiarire subito un punto: con le copertine, così come con le storie, ai lettori avremmo offerto una “visione” meta-fumettistica.

Tadahiro Uesugi, 2007   -   Work in progress della copertina

Mi rifeci alle atmosfere di Tadahiro Uesugi, ma dovetti adattare il segno affinché fosse digerito più facilmente dal pubblico del seriale popolare. Sbollai* l’inquadratura per sfruttare al meglio l’altezza della copertina, visto che dovevo sovrapporre due immagini. E anche cromaticamente capovolsi le parti, perché a un certo punto capii che, per dare risalto al riflesso, dovevo assegnare all’acqua una dominante calda e contrastare con una dominante fredda nella parte superiore, mantenendo una luce “romantica”. Così facendo, quei due mondi speculari avrebbero dialogato.
L’atmosfera autunnale è data dal fatto che sapevo in quale mese sarebbe uscito l’albo.
Otto mesi più tardi mi venne segnalata una delle immagini promozionali di X-Men - First Class, e fu divertente constatare come certi meccanismi “creativi” si ripetono schematicamente.

Immagine promozionale di X-Men - First Class, 2011

*Sbollare o mettere fuori bolla: riferito alla bolla della livella e utilizzato nel cinema per dire che l’orizzonte nell’inquadratura è inclinato.

Un’altra copertina metaforica in cui il colore assume una funzione simbolica è questa.

Copertina di John Doe #13 - Apri gli occhi, John

Apparentemente l’immagine racconta un mondo ormai popolato da zombie, in cui John cerca quella salvezza e quell’amore (di Autumn) da cui spesso, in vita così come nella morte, veniamo divorati. Ma in realtà la sceneggiatura di Mauro Uzzeo costruisce un parallelo fra una storia di genere e la condizione del fumetto in Italia… tant’è vero che a un certo punto John viene soccorso da un ranger zombie, una bella bionda al volante di un’auto sportiva, un topolino e un bambino egocentrico. I quattro personaggi rappresentano le principali realtà del fumetto italiano. E l’illustrazione in seconda battuta diventa rappresentazione del sacro e del profano (del mostruoso in verità) nel rapporto che noi fumettisti-illustratori abbiamo con questo lavoro. Per coordinarmi con la raffinata metafora di Mauro ho utilizzato una chiave cromatica inequivocabile.


I giochi di prestigio sono tanto affascinanti finché non ne sveliamo il trucco. 


Ai giovani lettori spero di aver dato qualcosa in più e assicuro loro che lavorare come illustratore non è poi così complesso, nonostante dietro ad ogni illustrazione ci sia sempre un bagaglio e un paradigma.

THE END



...e adesso un grande classico.

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